martedì 21 maggio 2013

UVE NASCOSTE: IL CASO DELLA VERNACCIA CERRETANA

Fonte: www.viverefabriano.it


Nei comuni di Fabriano, Cerreto d’Esi e Matelica, l’opera di alcuni viticoltori appassionati e lungimiranti ha permesso la riscoperta di questa uva che, dopo studi genetici, è risultata essere effettivamente diversa dalle altre Vernaccia presenti in zona, e quindi specie a sé.
Sull’onda della rivalutazione dei vitigni autoctoni, negli ultimi anni in Italia sono state riscoperte e valorizzate numerose varietà di uve e altre stanno emergendo. Le ragioni dell’anonimato possono essere diverse: in alcuni casi la riscoperta ha una valenza quasi archeologica, poiché si tratta di specie ritenute scomparse in seguito a patologie come oidio, peronospora e soprattutto fillossera; in altri solo i moderni sistemi di lavoro in vigna e in cantina hanno permesso la valorizzazione di uve altrimenti usate solo in blend o per tagli.
Chiaramente non tutte, seppure autoctone e legate alla tradizione, si prestano ad un processo di rivalutazione finalizzato alla produzione di vini in purezza di eccellente qualità, spesso infatti il miglior veicolo di valorizzazione è proprio il gioco di squadra; ed è necessario che ciò sia riconosciuto al fine di slegare i concetti di qualità e tradizione in ambito enoico. Tuttavia la scoperta di antiche specie è fondamentale per la conoscenza e l’esaltazione del territorio e, pertanto, va perpetrata anche attraverso ricerca e sperimentazione.
Il caso della Vernaccia Cerretana – conosciuta anche come vera o Grossa –  è emblematico per capire questo processo.
Caratterizzata dalla bacca nera e da un’epoca tardiva di fioritura e maturazione, è molto sensibile all’ambiente circostante per la sua caratterizzazione. La vinificazione, sebbene sia in fase embrionale, dà buoni risultati in purezza, sia per vini fermi che se spumantizzata – anche con Metodo Classico. Il prodotto finale è un vino allegro, da compagnia, semplice e beverino, da apprezzare in gioventù, come giovani sono i sentori aromatici che emergono al naso: petali di rose e violette fresche, piccoli frutti rossi e lievi nuance erbacee; il tutto in un calice porpora profondo con unghia violacea. Da apprezzare al momento dell’aperitivo, meglio ancora se accompagnato a un tagliere misto di salumi del luogo, come ciauscolo e salame di Fabriano.
I risultati della spumantizzazione, sebbene siano anch’essi solo all’inizio, evidenziano buone ed interessanti potenzialità assolutamente da approfondire negli anni futuri, anche in un’ottica intrapresa a livello nazionale improntata sulla riscoperta di vitigni autoctoni, non solo per la questione strettamente enoica, ma come mezzo di valorizzazione del territorio stesso.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.