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A Identità Golose edizione 2014 ha presentato una cucina italo-russa (la sua al ristorante Muzey), fatta di passione, estro creativo, grande sensibilità estetica. Anche per questo, Consorzio Grana Padano lo ha inserito fra i protagonisti della New Generation di chef che partecipano al progetto Taglio Sartoriale Internazionale, volto a diffondere la bandiera del made in Italy nel mondo. L'abbiamo incontrato. Per farci raccontare dei gusti e delle abitudini moscovite a tavola e dei possibili trait d'union con la tradizione gastronomica del nostro Paese.
Ristorante e lounge bar, ma non solo. Il Muzey è uno degli indirizzi più cool di Mosca. Luogo d'incontro per gourmet ed estimatori della migliore tradizione gastronomica italiana, ma anche per modaioli, musicofili e trend setter.
Qui, infatti, tra un brunch italian style e una cena asiatica, si organizzano sfilate, vip party, dj session… Artefice della cucina che caratterizza questo peculiarissimo locale è lo chef Marco Iachetta, originario di Fabriano (lì, i suoi gestiscono La Vecchia Cartiera), da 11 anni nella capitale moscovita dove propone, a clienti locali sempre più in linea con la lifestyle italiana, una cucina che è un mix di tradizione nostrana con influenze russe e asiatiche.
Proprio per questa sua cucina "innovativa" nel cuore della capitale moscovita, Marco Iachetta è uno dei protagonisti di quella new generation di chef internazionali selezionati dal Consorzio Grana Padano che partecipano al progetto Taglio Sartoriale Internazionale, volto a diffondere la bandiera del made in Italy nel mondo. L'abbiamo incontrato a Identità Golose 2014. Per saperne di più sui gusti del moscoviti e carpire le basi della nuova cucina firmata Iachetta.
Quali sono i gusti culinari dei moscoviti?
«Quando nel 2002 sono arrivato a Mosca non c'era una cultura italiana, era tutto "francesizzato". Era difficile vedere in giro la pasta. Nel tempo, l'aumento del turismo, anche medio-alto, ha contribuito a diffondere sia prodotti sia vini italiani. Grana Padano, burrata, rucola… sono diventati adesso prodotti della realtà moscovita».
Quali sono, in cucina, i punti in comune con l'Italia?
«Non si può parlare di una cucina italiana "russizzata". La gente del posto ama i gamberi, i frutti di mare e la cucina asiatica in generale. Un piatto che faccia in questo senso da trait d'union fra Italia e Asia può essere una ricetta con la pasta: linguine con quiche di crostacei e gamberetti, più latte di cocco e 2, 3 foglie di lime. In pratica, cucina italiana di base, sviluppata con materie prime che fanno parte della cultura locale».
I piatti italiani attualmente più amati?
«Tiramisù e pasta alla carbonara rientrano ormai nella quotidianità. I Russi però amano anche le carni e apprezzano la classica fiorentina».
C'è una maggiore sensibilità anche nei riguardi del vino?
«Conoscono bene la Toscana e i suoi vini, grazie anche al turismo che si sta spostando con maggiore interesse verso l'Italia. Ma noto che gli estimatori locali si stanno aprendo anche ad altre realtà vinicole più piccole, come le Marche e l'Umbria».
Com'è la cucina di Marco Iachetta?
«Italiana, passionale, artistica».
I suoi ingredienti preferiti?
«I prodotti naturali, freschi e di stagione».
Una ricetta che ha inventato?
«Io amo in modo particolare la barbabietola e i russi amano in modo particolare le zuppe. Così ho elaborato una crema di risotto al grana padano e barbabietola. Con sopra barbabietola al forno con olio di oliva, chili, pepe nero, germoglio di pisello verde e a fianco crumble di pane all'olio extravergine, olive taggiasche, acciughe e prezzemolo».
Come sarà la cucina del futuro?
«Una cucina che si capisce e che si fa capire. Dove si servono pietanze senza fronzoli: semplici, ma arricchite dal gusto. Niente più cucina scenografica: il piatto sarà pulito, rispettoso, il che non significa che sarà necessariamente minimalista; potrà anche essere una cucina di contrasti, ma nel segno della semplicità».
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