Fonte: PD CERRETO D'ESI
La forte pressione politica, sindacale e mediatica, la ferma e risoluta volontà da parte delle forze politiche e sociali di bloccare le procedure di licenziamento, il fermo monito del Governo hanno indotto la proprietà a ritirare le procedure di licenziamento avviate dall'azienda JP. Il PD di Cerreto d'Esi, nell'esprimere soddisfazione per il risultato ottenuto dai lavoratori, conferma il suo impegno ad incalzare la proprietà e sollecitare le istituzioni a vigilare sulla predisposizione di un reale ed efficace piano industriale di rilancio dell'azienda, sola ed unica condizione prima di elargire fondi pubblici. Con soddisfazione intendiamo sottolineare che le istituzioni e la politica, quando vogliono, possono sviluppare un'azione politica ed autonoma che porta a risultati positivi per il mondo del lavoro. Ad oggi il ricatto di Porcarelli non è riuscito e il politico Porcarelli, nonché Sindaco di Cerreto d'Esi, dovrebbe prenderne atto dimettendosi da Sindaco di “tutti” i cerretesi
Angelo Cola Segretario PD Cerreto d'Esi
DICHIARAZIONE ON. EMANUELE LODOLINI
COMUNICATO STAMPA
DICHIARAZIONE ON LODOLINI SU RITIRO PROCEDURA MOBILITÀ LAVORATORI JP
Accolgo con soddisfazione la notizia del ritiro della procedura di mobilità per i lavoratori della JP. Il merito va ascritto alla determinazione del Governo e al Vice Ministro Bellanova, a Regioni e Comuni e alla mobilitazione del sindacato. Il Vice Ministro ha tenuto fede all'impegno che aveva assunto con me e con il collega Giulietti nell'incontro dello scorso 2 agosto al Mise.
Bene anche l'impegno della Bellanova a fissare per settembre un tavolo di confronto con il partenariato sociale. Serve, a mio avviso, un tavolo che tenga insieme governo, azienda, enti locali, sindacato e banche.
Bisogna capire bene quale sia il problema che si è determinato tra l’azienda e il sistema bancario in merito alla valutazione del piano industriale. Perché questo è il vero tema.
Colpe e responsabilità vanno collocate in questo contesto, non si devono cercare diversivi. Anche perché un progetto industriale può anche fallire, ma se non ha nemmeno inizio e il piano industriale stenta ad arrivare, allora si chiama speculazione. Fare impresa è tutta un'altra cosa. Fare l'imprenditore vuol dire, per me, investire ed impegnare i propri capitali nella propria impresa, non pretendere che altri investano e rischino al proprio posto.
Chi non distribuisce i suoi profitti deve sopportare i costi e investendo del proprio dimostrerebbe di credere nella propria impresa; le banche poi, a loro volta imprese, devono, certamente, finanziare per sostenere l'attività economica, ma non possono sostituirsi e "regalare i soldi" a chi non ha ancora un piano industriale vero e proprio. Per quel poco che ho avuto modo di vedere dai bilanci 2014/2015 della JP quell'impresa appare allo stato attuale difficilmente finanziabile.
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